mercoledì 15 ottobre 2014

L'ultima lettera da padre a figlia

§ Lettera lasciata in un cassetto della scrivania della casa sul lago. La calligrafia è incerta e tremolante §
Cara Ainley,
quando troverai questa lettera il mio essere si sarà oramai completamente dissolto nelle acque del Lago Arcobaleno, divenuto volgare cibo per pesci.
Non ho voluto venire meno alle promesse che ci siamo fatti, ma ciò che non mi aspettavo è successo:  è il mio corpo che mi ha tradito.
La parte sinistra è quasi completamente paralizzata, tanto che anche camminare mi è difficoltoso ed inoltre soffro di violenti  giramenti di testa, nausee, vedo sfocato e sono colpito da copiose ed improvvise epistassi; mi è ben chiaro che quello che sto per affrontare è un viaggio senza ritorno che percorrerò da solo, come d’altronde è per qualunque essere mortale.
I miei giorni stanno volgendo alla fine – una fine davvero infausta per chi è sopravvissuto a mille battaglie – e non volevo farmi vedere in queste condizioni né da te né dalle altre Frecce ed è per questo che sono sparito senza dire nulla, ma a te, figlia mia, carne della mia carne, una spiegazione la dovevo.
Voglio essere ricordato com’ero, nel pieno delle mie forze e non così, come qualcuno che riconosco neanche più allo specchio.
Perdonami, ma preferisco così e d’altronde, dopo la morte di Nehinend alla fine questa per certi versi è una liberazione.
Ti vorrò sempre bene, mi mancherai anche quando il nulla tra poco mi avvolgerà.
Addio.
Ti bacio forte.
§Tuo padre.§

giovedì 3 aprile 2014

Diario - a Ryner - ventitreesima pagina

.:[ 16° giorno - 2° mese - 14° anno ]:.


Ho di nuovo i miei ricordi. Sei stato tu. 
In fondo al cuore lo sospettavo che sarebbe andata così.
L'emicrania che mi affligge dal mio risveglio in quella stanza mi sta dando di matto. Sto riacquistando brandelli del mio passato un po' alla volta, ma di te, di noi, ricordo tutto. Ogni momento, ogni singolo doloroso momento passato insieme.
Fa male.
Ma non posso permettermi di vacillare. Già ci si mettono i continui flashback a disorientarmi.
Sei appena uscito da quella porta ed è come se mi sentissi morire un'altra volta. L'ennesima. Un tempo non avrei creduto saresti riuscito a farmi sentire in questo modo persino tu... ma molte cose sono cambiate da quando stavamo insieme, molte cose da quando avevo tutto, pur non sapendolo.
Ora non ho più niente.
Gli Dei solo sanno cosa darei per tornare a quei giorni con te, con mio padre, con le Frecce... nonostante all'epoca Talesin ed io non fossimo in buoni rapporti, in fondo sapevo che avrei potuto contare su di lui... e poi c'eri tu. Tu mi davi tutto ciò di cui avevo veramente bisogno. Tu eri tutto.
Ma non si può tornare indietro...
E così come tu mi stai lasciando andare, altrettanto farò io. Anche se so che non potrò mai dimenticarti. Mai. Resterai sempre il Ryner che ho amato, per quanto tempo possa passare, per quanto la vita ci possa cambiare.. una piccola parte di me sperava in un giorno in cui tu fossi tornato a far parte della mia.. ma dopo stasera.. ti ho detto Addio.
Non mi hai toccata neanche una volta da allora.. non mi hai nemmeno sfiorata. Speravo davvero che potessi volermi di nuovo nella tua vita, nonostante gli anni di lontananza.
Ti amavo ed ora non so più chi sei. Avrei voluto aver l'occasione di scoprirlo ma non hai accettato.
Me ne farò una ragione.. prima o poi.
Fino ad allora ho ancora una speranza. Fino ad allora mi occuperò dell'ultimo frammento di passato che mi resta: mio padre.


domenica 16 marzo 2014

I fatti e non le parole


Ainley [Stanza – Locanda] Richiude la porta dietro di sé con un tonfo sordo, lasciando che sia la forza impressa dal proprio movimento a far scattare la serratura al suo posto. Ormai è sera inoltrata e l'unica fonte di luce in quella camera filtra appena dalle vetrate della finestra. Il letto è sfatto ma ella vi passa accanto senza farvi caso, il passo deciso che tradisce una nota di stanchezza. Espira dalle labbra, uno sbuffo e liberatasi del mantello lo lascia ricadere sulla sedia accostata al piccolo tavolino da ella usato come scrittoio. Su di esso alcune carte son sparpagliate ed una candela è mezzo consumata. Un lume al quale ella si avvicina per poi armeggiare quel poco che le basta ad accenderlo. La nuova fonte di luce mette in evidenza per quel poco di tempo che ella vi si sofferma sopra, i lineamenti stanchi di lei, quelle occhiaie che profonde sembrano voler somigliare sempre più alla tinta scura dei suoi capelli. Nere ciocche setose raccolte in una coda alta a penderle dietro la schiena, sfiorando la bianca camiciola stretta in un corsetto nero come neri son anche i di lei pantaloni. Il suo 'passo' successivo è quello di iniziare a slacciarsi la cinta d'arme di dosso, il tutto nel silenzio infranto solo dal ticchettio degli artigli di Ardet sul legno del pavimento.
Ryner [Corridoio] Tre i rintocchi effettuati dalla mano destra contro le assi di legno della porta della stanza di Ainley, situata al primo piano della locanda di grimpen ward. Riabbassa la mano al fianco e attende, immobile. L'altezza è nella media, le spalle squadrate, se ne sta in posa leggermente impettita davanti all'uscio della stanza della mezz'elfa in attesa di un qualche cenno di vita dall'interno. Indossa una camicia nera sovrastata da un giustacuore in cuoio bollito ed un paio di calzoni in pesante telo scuro tenuti su da uno spesso cinturone, lo stesso al quale sul fianco destro è allacciato un grosso coltellaccio dal manico d'osso. Sulla spalla sinistra c'è la tracolla di una bisaccia piuttosto profonda, dalla cui apertura escono le else di un paio di spade. I capelli sono in ordine, lo sguardo è vispo e acceso, i lineamenti del volto insolitamente rilassati.
Ainley [Stanza – Locanda] Non fa in tempo a finire di slacciarsi la fibbia della cintura che i tre rintocchi all'uscio la fan bloccare, voltando il capo e lo sguardo verso di esso. Anche la volpe rossa ha medesima reazione, le orecchie dritte a captare qualunque suono segua quella direzione. Con uno strattone finale la mezzelfa riesce a liberarsi dell'intoppo della cinta e la poggia a quella stessa sedia lì accanto, prima di muoversi di nuovo, tornando sui suoi passi. Gli stivali rinforzati rintoccano sul pavimento ad ogni passo, finché ella non si arresta dietro l'anta e avvicina la mano destra guantata alla maniglia. Una rapida rotazione del polso e la maniglia scatta, permettendole di aprire un varco che non si allarga di molto, solo quel che le basta per inquadrare nel proprio campo visivo il volto dell'umano fermo dall'altro lato. Incrociandone gli occhi, i suoi – di un intenso verde scuro – si spalancano appena tradendo un accenno di stupore, subito sfumato in una neutra serietà { Posso fare qualcosa per te ? } gli domanda, atona, impersonale, stagliandosi sulla porta.
Ryner [Stanza - Locanda] Attende in religioso silenzio sino a quando la porta non si apre rivelando dietro di essa la sagoma della mezz'elfa. Gli occhi la percorrono sommariamente prima di andare ad incrociarne lo sguardo. Ne studia l'espressione mentre le parole di lei gli si rovesciano nelle orecchie. Il labbro superiore trema impercettibilmente mentre il naso si arriccia per una frazione di secondo. Allunga la mano destra in un vago cenno verso la stanza, con il palmo rivolto verso l'alto. <Posso entrare un minuto?> Domanda, guardando per un secondo con aria vaga l'interno della stanza prima di riportare lo sguardo sugli occhi di lei. <Ti rubo giusto un minuto.> Sembra quasi volerla rassicurare, sebbene il tono non differisca molto da quello che adopera lei.
Ainley [Stanza – Locanda] Le puntute fra quelle ciocche scure fremono appena alle parole di Ryner, mentre mantiene quell'aria quasi sostenuta. Non dice nulla ma si fa da parte, con un passo indietro ruota appena su sé stessa profilandosi alla stanza e all'umano, lasciandogli libero il passo nel dischiudere maggiormente l'anta. Un vago cenno della mancina ed ecco l'invito ad entrare, distogliendo lo sguardo da lui per scoccar un'occhiata veloce alla stanza: nonostante il letto e ciò che si è tolta di dosso entrando, di per sé non sembra una camera vissuta. Il suo bagaglio è posto appresso alla parete accanto al letto, mezzo aperto è vero ma rigonfio. Ardet che si è accostato al tavolo lì se ne sta seduto dritto, fissando il nuovo arrivato con quei suoi occhi vispi e la bandana intorno al collo. E lei, be', a parte la linea dei fianchi fin troppo esile accentuata da quel corsetto – abbigliamento del tutto diverso da quello dell'ultima volta – appare ancora particolarmente pallida, quasi tormentata nell'espressione del viso.
Ryner [Stanza - Locanda] Attende il cenno di lei prima di fare il paio di passi necessario ad entrare nella stanza della mezz'elfa. distoglie da lei lo sguardo per farsi una rapida panoramica della stanza, prima di posarsi sul letto. Ci si avvicina mentre la mano sinistra sfila dalla spalla la tracolla. appoggia la bisaccia sul letto e la abbandona lì. Si gira dunque verso di lei, inspirando profondamente. Ne cerca lo sguardo prima di tornare a parlarle, con tono di voce relativamentte tranquillo. <Qui ci sono le tue cose. Le tue due spade, il tuo diario e qualche altra cosa.> Dichiara, alludendo alla bisaccia che le ha lasciato sul letto. <Cercherò di essere rapido e conciso.> Annuncia. <Ho letto il tuo diario... Mi duole per ciò che ti è accaduto... Ma credo che anche tu, in cuor tuo, sappia quanto poco avrei potuto fare stando le cose come stavano... Senza sapere alcunchè.> Cerca di farla corta, sollevando lievemente il palmo della mano destra per farle cenno di attendere un secondo prima di continuare. <Tu dai la colpa a me per non esser venuto a salvarti, io la dò a te per esser sparita senza sapere dove saresti andata così che in un'eventualità simile potessi fare qualcosa e alla gente di cui ti circondi, che mi conosce e non mi ha detto alcunchè.> Si stringe nelle spalle. <Le cose stanno così... Quando, se mai succederà, smetterai di vedere me, e non la situazione, come il colpevole di tutto... Oramai sto qui in modo stabile.> Si stringe nlle spalle.
Ainley [Stanza – Locanda] Lo osserva avvicinarsi al letto e lasciar lì quella bisaccia ricolma di oggetti. Meccanicamente si muove per far quel passo avanti e riaccompagnare la porta a ruotare sui cardini, richiudendo la porta nel momento in cui anche l'altro si volta. Fa scivolar via la mano e ne ascolta al contempo il dire, incrociando le braccia sotto il seno mentre altalena lo sguardo da lui alla borsa sul letto e viceversa. Lo lascia parlare ma le labbra le si delineano in una smorfia serrata, premute le une sulle altre in una linea sottile, corrugando la fronte in un'espressione che si avvicina molto all'essere corrucciata. Quando egli infine si stringe nelle spalle segue una manciata di secondi di silenzio ancora, la luce fioca che proietta sulle pareti ombre danzanti. Nel momento in cui ella tuttavia si decide a parlare, la sua voce ha una tonalità meno impersonale, più greve { Nonostante ciò che ti ho detto non ti incolpo per quel che mi è successo.. ma mi è difficile provare a capire } ne cercherebbe ostinatamente lo sguardo { .. quindi spiegamelo tu. Come mai sei qui ? }
Ryner [Stanza - Locanda] smandibola leggermente nell'inclinare leggermente la testa verso destra. la studia, ne osserva le espressioni facciali nella penombra dlela luce baluginante delle candele. <Non c'è molto da capire.> Spiega risoluto, scuotendo lievemente il capo. <E' passato il tempo che è passato, ma sei sempre importante per me.> Spiega, andando dritto al punto e tagliando corto. <E sebbene avere io le tue cose possa fornire un ottimo motivo per venire da me... Preferisco che, se mai tornerai a bussare alla porta della stanza> fa un cenno vagov erso l'ingresso <Sia per altro. E poi...> Sospira, abbozzando un mezzo sorriso <Occupano spazio, mica me le posso scarrozzare per un altro anno e mezzo.> Cerca di sdrammatizzare, facendo un paio di passi con l'intento di aggirarla.
Ainley [Stanza – Locanda] Come lui le dona risposta, le sopracciglia di lei si sollevano entrambe verso l'alto, sfiorando alcune ciocche del ciuffo che le pende lento dalla fronte. Ne esamina brevemente la figura da capo a piedi, tornando a intercettarne lo sguardo scuro solo per assumere un'aria fra il contrariato e il confuso. Con un passo a lato gli si piazzerebbe davanti, le braccia ancora conserte che si mantengono tali nonostante si stagli sul suo cammino a quel modo { Non sarò io a venire a cercarti, quindi se hai intenzione di startene ad aspettare di là senza far niente faresti meglio a dirmi quel che voglio sapere adesso, prima che io lasci questo posto } dura, diretta nonostante la voce comunque moderata, quasi bassa. La tensione nei di lei lineamenti potrebbe esser tradita dal modo in cui le dita di lei sprofondano nelle maniche della camicia che indossa, oppure dalla piega delle spalle { Quelle } indicando le cose che le ha riportato con un cenno del mento { potevi tenerle. E per quel che mi riguarda, non è certamente un mistero ciò che provo, se davvero hai letto quelle pagine .. quindi forse quello un po' più chiaro dovresti essere tu } ed ecco sciogliere la posa di quelle braccia per allargarle abbastanza da posarsi ambo le palme sui rispettivi fianchi { Non ho finito } lo interromperebbe sul nascere a quel modo quindi, prima di continuare { Ripartirò domattina: non ho altro tempo da perdere qui. Torno a casa, al lago. Semmai ti dovessi render conto di voler far parte di qualcosa di più di questo, puoi venire a cercarmi } afferma, abbozzando un semplice accenno di sorrisetto mentre fessurizza l'occhi verdi { Ho smesso di dar peso alle parole, Ryner. Credo che tu possa capirlo meglio di altri. Se vuoi dimostrarmi qualcosa puoi farlo, non sarò io a impedirtelo } e soltanto poi, con una leggera rotazione del busto, accennerebbe a lasciargli di nuovo il passo, ma non prima di rivolgergli un'ultima domanda segnata da un velo di sarcasmo { .. in fondo la vita di un avventuriero è piena di rischi e mosse azzardate, no ? }
Ryner [Locanda - Stanza] si ferma quando lei gli si para davani, sollevando la mancina e portando indice e pollice al seo nasale, chiudendo gli occhi per un paio di istanti mentre la ascolta. la lascia finire, senza interromperla, prima di lasciar scivolar via la mano sinistra dal viso, così che essa ritorni a ciondolare al proprio fianco. < Tempo da perdere? > Domanda, sollevando gli occhi e puntandoli su di lei. < E che hai da fare al lago di così importante? > Chide, restituendo la medesima indisponenza che gli vien riversata contro. < Grazie della gentile concessione. > Commenta amaro, scuotendo il cepo e cercando di aggirarla per avvicinarsi alla porta della stanza.
Ainley [Stanza - Locanda] Pare che quella reazione da parte dell'umano non se l'aspettasse, tant'è che si ritrova a spalancare di un po' ambo gli occhi verdi, le sopracciglia che biondicce si sollevano verso l'alto a sfiorare alcune ciocche scure { Cos'ho da fare .. ? } ripete quasi meccanicamente, non fosse per una nota di incredulità nella voce che par quasi esagerarne il tono interrogativo. Le labbra permangono schiuse una manciata di istanti ancora prima di venir serrate nel momento in cui il di lei sguardo si discosta dalla figura dell'umano. Lo punterebbe con una qual certa esasperazione verso la finestra dall'altro lato della stanza senza aggiunger verbo per quel poco che riesce, mentre lascia scivolar le braccia lungo i fianchi. Questo prima di scuoter il capo moro in un movimento che si ripercuote sulla lunga chioma che le si riversa dietro le spalle { Cosa ti aspettavi Ryner ? } gli chiederebbe a quel punto, tornando a scoccargli uno sguardo fessurizzato da palpebre pesanti { E' passato moltissimo tempo ... non sono più la stessa persona e forse l'avrai capito se non dal mio aspetto, dal diario ... anche tu sei cambiato. Lo vedo. } un passo indietro e incricerebbe di nuovo le braccia sotto il seno { Ma lascia che ti dica una cosa: se vuoi qualcosa a questo mondo, devi svegliarti e andare a prenderla, senza aspettare che ti cada ai piedi come un dono dal cielo .. perché il cielo di doni non ne fa a nessuno. Se li prende e ti lascia un vuoto incolmabile al loro posto } lo guarda con occhi di un verde smeraldo scuro, tetro così come lo è la di lei espressione, contornati di occhiaie profonde.
Ryner [Locanda] Apre la pora con la sinisra e la iene apera menre gira quel anto che basa da poerla guardare di nuovo. < Certo che sei cambiata. > Mormora col tono di chi sta dicendo qualcosa di ovvio. < E ovviamente anche tu lo sei. Non mi sono fatto altre idee. > Si stringe nelle spalle, prima di umettarsi le labbra. < Mi aspetto che questo lo capisca anche tu. Tuttto qui. > Spiega < Non si recupera un rapporto di qualunque genere da un momento all'altro, dopo un solco così profondo. Mi aspettavo una distensione sufficiente da poterlo colmare, riabituandoci alla presenza dell'altra persona a questo mondo. > prosegue poco dopo, prima di fare una pausa di un paio di secondi, che riempe con un profondo sospiro. < Hai tutta la notte per riflettere sull'urgenza delle questioni al lago. Se domani non ci sarai... ti auguro un buon viaggio. Davvero. > Lo dice quasi con serenità, mentre varca la soglia.

martedì 18 febbraio 2014

Il risveglio nell'incubo

Ryner [Locanda - Stanza] La stanza è situata al primo piano della locanda di Grimpen, e a prima vista è parecchio che abita lì. La roba non è già/ancora impacchettata in bisacce e zaini, e anzi occupa stabilmente un baule sito ai piedi del letto. In un angolo un manichino ospita l'equipaggiamento pesante comprato coi risparmi della legione. Lui è seduto alla scrivania, dando dunque le spalle al letto, ed è intento a mangiare. Svaccato sulla sedia ha dinanzi a se delle focaccine speziate e una caraffa di vino, insieme ad un bicchiere. Insomma, solo per lui, nonostante abbia un'ospite... ospite però addormentata, dopo lo svenimento di un paio d'ore prima. Ella giace sul letto, nel medesimo stato in cui è stata presa dal piano di sotto, eccezion fatta per le armi poggiate in terra accanto al bordo del letto.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Occupa l'unico letto della camera, ma non si può dire lo faccia con comodità. Se ne sta rannicchiata in posizione fetale, con ambo le braccia ancora avvinghiata al cuscino contro il quale si è raggomitolata in un momentaneo dormiveglia. La tensione dei muscoli sfumata ma non abbastanza da farle allentare del tutto la stretta delle mani sulla stoffa della federa. I lunghi capelli corvini nel suo rigirarsi in un sonno inquieto si sono allentati dal legame in cui eran costretti, riversandosi in ciocche setose accanto a lei, scivolando oltre l'orlo del letto sino al pavimento. Rivolta verso il muro, dona la schiena all'ambiente ma nel momento in cui inizia a riprendere coscenza non passa troppo inosservato. Ardet è il primo a muover le orecchie, accucciato nel suo angolino, lontano stranamente sia da Ryner - intento a mangiare - che da Ainley. Pochi secondi ancora e si alza sulle quattro zampe, avvicinandosi a quel letto proprio mentre la mezzosangue con un mugugno sommesso distende le gambe, prima la dritta e poi la mancina, ruotando per riversarsi sulla schiena.
Ryner [Locanda - Stanza] Mastica lentamente, senza fretta e apparentemente quasi senza fame, con lo sguardo fisso sul resto del piatto. Allunga la destra verso il bicchiere, beve un lungo sorso di vino e lo riappoggia lentamente sul tavolo. Sente il ticchettio degli unghioni di Ardet sul pavimento, ma non se ne cura. Un mugugno attira la sua attenzione, tant'è che per un istante si ferma. torna a masticare, e quando sente il fruscio delle lenzuola su cui lei si rivolta, finalmente deglutisce e ruota il capo, così da poterla inquadrare con la coda dell'occhio. < Alla buon'ora. Ben svegliata Ainley. > Mormora un istante prima di riportare gli occhi in avanti, sul bicchiere mezzo pieno. < Dormito bene? >
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Di schiena termina di ruotar il bacino puntellando le lenzuola con il tacco degli stivali, che l'umano le ha lasciato indosso, il ginocchio sinistro sollevato. Volgendo il viso verso il soffitto lì per lì prova a sbatter un paio di volte le palpebre, cercando di emergere da uno stato di confusione e dolore alle tempie traditi dalla smorfia che le delinea le labbra. Tale è il fastidio da portarsi ambo le mani alle tempie, le dita affusolate che si insinuano fra alcune ciocche di capelli, stringendole senza tirare troppo mentre ravvicina gli avambracci fra loro, come a formare uno scudo dinanzi al proprio volto. Le parole di Ryner non le coglie subito, ma respira dalle labbra dischiuse ad un ritmo irregolare nonostante si sia appena 'svegliata'. Si lascia invece sfuggire un roco e sommesso { .. dove .. ? } che non ha seguito, mentre deglutisce. E poi, ruotando leggermente il capo verso sinistra ed il centro della stanza, di colpo molla la presa sul proprio capo e tenta di sollevarsi a sedere. Movimento repentino destinato al fallimento perché ricade sulla schiena in preda a quello che potrebbe essere in tutto e per tutto un giramento di testa { .. cazz'.. } ringhia.
Ryner [Locanda - Stanza] < Grimpen > Risponde a quella domanda abbozzata mentre si riappropria del bicchiere che vuota in un paio di gollate. Si alza dunque in piedi, asciugandosi le labbra con il dorso della mano per poi girarsi ed inquadrarla al centro del campo visivo. < Puoi ben dirlo. > Replica a quel ringhio, intrecciando dinanzi al petto le braccia. Storce le labbra in una modesta smofia mentre la squadra da capo a piedi. < No, non hai sognato. > Aggiunge poco dopo, sollevando il mento e guardandola dall'alto in basso. Rimane dunque in silenzio, forse per darle il tempo di svegliarsi completamente, o forse di riprendersi, oppure ancora di rispondergli ai quesiti che le ha posto davanti alla locanda, difficile a dirsi.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] mentre l'umano ha tutto il tempo di bere, girarsi e parlarle, lei sbatte un paio di volte le palpebre, più velocemente di poc'anzi, mettendo finalmente a fuoco l'ambiente. La voce d'ei giungendole alle puntute le fa fremere appena ma la rigidità dei muscoli che la coglie le fa stringere con forza il lenzuolo sotto di sé con ambo le mani. Stringendo i denti tornerebbe a sollevarsi, di nuovo, seppur con una maggiore cautela - se così si può definire visto che la velocità con cui ritenta non si discosta di molto dalla precedente. Gettando ambo le gambe oltre il bordo del letto ora si ritroverebbe seduta, la schiena leggermente incurvata che in un secondo momento si raddrizza mentre lei stessa solleva lo sguardo - finalmente - su Ryner. Quelli sono occhi ancor contornati da occhiaie, ma non v'è traccia del distacco di poche ore prima. In quel verde smeraldo, nel momento in cui si puntano sull'uomo, si riversa una rabbia, una sofferenza che non hanno eguali { Sei vivo } un sussurro.
Ryner [Locanda - Stanza] < Lo ero l'ultima volta che ho controllato, si. > Conferma alla ragazza a quelle parole. Inspira profondamente, gonfiando il petto e sollevando ambo le sopracciglia < ...MA... > Esordisce un paio di istanti dopo. < ...per quanto riguarda te? > Chiede guardandola. < Voglio dire... Che hai fatto in questo... Anno e mezzo... Si, circa... > Si schiarisce la voce < da quando mi hai detto "aspettami qui, torno tra qualche giorno"? > Inclina la testa verso destra, prima di guardare il baule ai piedi del letto. < Lì trovi le armi che dovevo tenerti. Prendile. > Fa un cenno come a indicare ulteriormente il baule.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Mentre egli le risponde la sua espressione si fa più dura, lo sguardo più tagliente che non si discosta più dal viso altrui. Si alzerebbe in piedi in un unico movimento, i suoi capelli che si riadagiano a penderle dietro la schiena sino ad altezza delle ginocchia. Non distoglie le proprie iridi nemmeno quando egli allude alle sue armi, resta fissa su di lui mentre al contempo, ora che è in piedi, il lieve tremore che la percorre è evidente. Stringe i pugni e quel tremito si attenua appena, solo per venire espressa a parole { Io ? } domanda inizialmente con un sarcasmo tale da poter dar l'idea di sputarla quella parola { Io sono morta ! } l'irritazione le fa fare un passo avanti { Giorno dopo giorno una parte di me è morta e tu .. TU ! } il tono che fino a poco prima s'era mantenuto abbastanza basso si alza progressivamente, accusatorio e carico d'ira, sino a un volume che può tranquillamente passare le pareti { Tu, che dicevi di amarmi .. mi hai abbandonata a morire ! }
Ryner [Locanda - Stanza] < Io avrei cosa? > Domanda, con il viso travolto dallo stupore. Evidentemente spiazzato da quelle parole che senza dubbio non si aspttava, ci mette qualcosa più di un istante a risponderle. < Prima di tutto abbassa la voce... > Sibila. < In secondo luogo hai fatto tutto da sola, non venire a riversare colpe su di me. Ti ho chiesto di sposarmi, tu hai detto che non potevi... Il giorno dopo sei partita, dicendo che saresti tornata... E la volta successiva che ti vedo è passato un anno e mezzo, in una bettola nel culo del mondo... Che mi dai la colpa per lla tua stessa sparizione? > Si indica con la mano destra il petto. < Spero seriamente che tu non stia parlando sul serio perchè altrimenti vuol dire che stai delirando. >
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] { Io non abbasso proprio niente ! } gli risponde, mentre gli occhi di lei han un riverbero. Il cuoio dei suoi guanti scricchiola sotto la morsa delle mani di lei, che a quell'ultima affermazione da parte dell'uomo esclama un { Ah ! } che ha poco di ironico, nonostante il mezzo sorriso { Se così fosse, dovresti preoccuparti per te stesso .. cosa che già di per sé ti riesce benissimo ! } rimodera inevitabilmente un po' il proprio volume, ma il tono non cambia: accusatorio e tagliente dall'inizio alla fine { Non mi hai nemmeno cercata } un passo avanti e con la man destra si afferra i capelli, quella coda lenta, porgendola quasi verso di lui { La vedi questa ? Questa è la prova del tempo che ho trascorso in .. } s'interrompe, come se non riuscisse a proseguire, deglutendo mentre chiaramente le lacrime iniziano ad annebbiarle la vista { .. all'inferno }
Ryner [Locanda - Stanza] < E dove avrei dovuto cercarti, visto che non mi hai detto dove stavi andando? > Domanda con tono provocatorio < A parte ovviamente a Leah, dove sono stato due mesi dopo che sei sparita...? > Chiede, corrugando la fronte. < O qui a Grimpen, dove prima o poi passano tutti gli avventurieri? > Domanda, incalzandola. < TU > la indica con la mano destra < Mi hai scaricato, sei sparita senza dire una parola e ora cerchi di rigirare la cosa per darmi la colpa e negare che te ne sei voluta andare dopo che ti ho offerto l'anello. > Fa una breve pausa rifiatando prima di riprendere a parlarle con voce leggermente più bassa. < E se così non stanno le cose dimostralo. >
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Quell'esortazione a dimostrargli il contrario le tappa la bocca, serrando la linea della mascella e facendole ricacciar in gola qualunque cosa stava per urlargli contro. Tremando, farebbe un passo indietro mentre gli occhi le risplendono di molteplici emozioni - nessuna di esse positive. Le stesse che le annodano la lingua. Ma non se ne serve più lei, che invece con un gesto secco distoglierebbe lo sguardo mentre andrebbe a slacciarsi la cinta di quella casacca dall'ampio scollo asimmetrico. Il nervosismo di ogni suo gesto è tradito dalla difficoltà con cui sembra riuscire a slacciar il nodo, l'espressione corrucciata che non si rischiara nemmeno per un secondo, neanche quando riesce nel suo intento. La bianca stoffa si allenta quanto basta da permetterle di sollevar ambo le braccia, dandogli le spalle. Si sfilerebbe quella veste soltanto poi, da sopra la testa, esponendo la pelle chiarissima alla luce che rischiara la stanza. Non termina di sfilarselo tuttavia, dopo che ha fatto passare la stoffa sopra la testa riabbassa ambo gli arti, le maniche ancora indossate. Sotto lo sguardo altrui il busto le si gonfia ad ogni respiro, la pelle che si tende su una serie di brutte cicatrici che si dipanano dalle spalle sino a sotto l'orlo dei pantaloni. Ad occhio altrui sarà evidente non si tratta di ferite da taglio, ma di ben altra natura più o meno sbiadite da un tempo non molto lungo.
Ryner [Locanda - Stanza] Rimane in silenzio e la osserva muoversi. Non apre bocca, persino il viso non muta mentre lei scopre la pelle, mostrandogli la schiena. Sospira profondamente, ma quel fiato è l'unica cosa che esce dalle labbra dell'uomo per diversi lunghi istanti, mentre segue con le pupille le cicatrici sul corpo della mezz'elfa. < E poi? > Domanda. < Non mi hai scritto... Mi hai cercato? > Domanda. < Nessuno delle frecce mi ha fatto sapere nulla. > Aggiunge poco dopo. < Quanto tempo fa è successo? > Incalza, desideroso di risposta esattamente come un paio d'ore prima.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Con le orecchie tese captano quel suo sospiro e lei di rimando è scossa da un brivido. Serrando di scatto gli occhi verdi si rinfila la casacca, armeggiando subito coi lacci della cinta per chiudersela in vita. Ne ascolta le parole mentre si riveste e non vista serra le labbra fra loro, in una tensione che non sfuma anche se ora è di nuovo coperta. Ravviandosi i capelli sulle spalle impiega ancora una manciata di secondi prima di voltarsi e quando lo fa si muove senza troppa convinzione. Gli si profilerebbe, senza sollevar lo sguardo dal pavimento e sol ora lui potrebbe distinguere traccia di lacrime sulla gota destra di lei, la pelle del viso arrossata { .. poche settimane dopo il nostro ultimo incontro .. } l'unica risposta che gli dona è leggermente incrinata ma con un gesto che ancora tradisce parte della rabbia di poco prima si spazza il viso con una mano, scacciando quei solchi umidi per sollevar gli occhi lucidi su di lui, corrucciata in viso. Inspira a fondo prima di aprir di nuovo bocca { Dopo essere rimasta a Kern qualche giorno mi sono recata a Valle d'Ombra in vece del lavoro che svolgevo per Geitei .. e lì mi hanno fatta prigioniera }
Ryner [Locanda - Stanza] Annuisce lentamente alle parole della mezz'elfa, continuando a guardarla ma senza mutare l'espressione del viso, forse per non farle pesare il fatto che la guarda anche se lei sta fondamentalmente piangendo. < E da quant'è che sei di nuovo a piede libero? > Domanda, trascinandosi con lenti passi strascicati verso il letto. < E come mai ti hanno catturata? > Domanda. < Ora, non per dire che te l'avevo detto, però... Che con le frecce non sarebbe finita bene l'avevo pronosticato. > In fondo è sempre lui. Appoggia il ginocchio sinistro sul letto, sciogliendo l'intreccio delle mani mentre si siede di ato sul bordo del letto. < E dopo che hai fatto? >
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Stringendosi le braccia intorno al corpo lei torna a voltargli le spalle mentre lui, con passo lento si avvicina al letto. Scuote il capo in segno di diniego con una certa veemenza che le fa ondeggiare quelle ciocche in tutta la loro lunghezza { Mi hanno salvata loro } secca la risposta che gli dona in replica a quel suo dire, mentre la stretta delle mani sulle proprie maniche aumenta tendendo la stoffa chiara { Sai qual'è la cosa peggiore ? } se ne esce con quella domanda retorica, accompagnata da un leggero sorriso privo di allegria che gli mostra ruotando appena il capo { E' che credevo saresti venuto a tirarmi fuori .. ci credevo davvero } un'altra lacrima sgorga dalle ciglia, la prima di una serie che ella non riesce più a trattenere mentre si morde il labbro inferiore e distoglie nuovamente lo sguardo, i capelli che le adombrano ancora una volta parte del viso. La figura di lei è scossa da un nuovo tremito e dopo una manciata di secondi ancora, d'improvviso, ruota su sé stessa per avanzare ad ampie falcate verso la porta.
Ryner [Locanda - Stanza] ascolta la risposta secca di lei, incassando senza fiatare in alcun modo. < Cosa? > Chiede, sollevando all'unisono le sopracciglia e guardandola, incrociandone lo sguardo. < Difficile, non sapendo dov'eri. O anche solo che fossi prigioniera. Come ti ho detto, nessuna freccia mi ha detto alcunchè su quella che era la tua sorte. > Fa notare il collegamento basilare, inclinando il capo di lato. La vede incamminarsi verso la porta < Aspetta. > Mormora. Inspira a fondo, fa dunque un cenno con il capo verso il baule. < Le tue spade. > Le ricorda. < Vivo in questo posto stabilmente, ora... Offre più possibilità della frontiera. > Spiega, tagliando corto. < Se ti andrà di parlarne con più calma... > Aggiunge poco dopo, capendo bene lo scombussolamento dovuto alla discussione e al brusco risveglio. < Non dimenticare il pellicciotto. > Allude ovviamente alla volpe
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Raggiunta l'anta della porta fa in tempo a poggiar la mano sulla maniglia quando si blocca di scatto, proprio nel momento in cui lui le mormora di aspettare. Si volterebbe altrettanto velocemente verso di lui, fissandolo con due occhi penetranti pieni di accuse { E' la tua risposta per tutto vero ? } gli domanda, anche se di nuovo sembra uno di quei quesiti che più che voler una risposta già la sottintendono. Nonostante le lacrime il suo viso è una maschera di freddezza { Be', a quanto pare è questa la differenza fra noi: io avrei setacciato ogni angolo delle quattro terre per te } una rotazione del polso e tira con un movimento brusco l'anta verso di sé, facendola ruotare sui cardini. Non una parola di più mentre esce, rapida. Le bastano due passi e si tira l'uscio dietro, lasciando in quella stanza ogni cosa: volpe, armi.. cocci.
Ryner [Locanda - Stanza] < Ma cosa vai dicendo? > Domanda guardandola < Questo perchè io lascio detto dove vado... E se non altro non farei finta di non conoscerti quando ti rivedo... EHI! > Alza la voce, volgendo verso di lei il busto < Non provare ad andartene. > Cerca di seguirla con falcate ampie, rapide e quantomeno decise. Cerca quindi di intercettare la porta e di riaprirla così di affaccarsi al pianerottolo. < Torna dentro. > Le intima con tono severo, facendole cenno di rientrare e tenendole la porta aperta.

Ainley [Locanda - Scale] Fuori da quella stanza la mezzosangue si dirige con passo rapido verso le scale, le falcate ampie che non si accorciano nemmeno nel momento in cui la porta di quella camera torna a riaprirsi e le giunge alle puntute quell'intimidazione. Neanche si volta ma correrebbe invece giù verso il piano di sotto, senza badare ad Ardet che ora che la via è di nuovo aperta le corre dietro passando fra le gambe dell'umano. Arrivata al pianerottolo del pian terreno non le vuol più di un paio di secondi per raggiunger la porta principale e spalancarla, passando oltre ed uscendo dalla locanda, senza mantello, senza cintura d'arme, i capelli ormai sciolti a ricaderle dietro la schiena.
Ryner [Locanda - Stanza] Tiene la porta aperta ma la mezz'elfa non lo degna di una parola. Sbuffa rumorosamente mentre lei prende la via dele scale, e quando persino ardet gli sguscia via dalla stanza a quel modo, scrolla visibilmente le spalle. Si umetta le labbra, rimane a guardarle la schiena ancora per un istante con aria incerta, indi fa un passo indietro e sbatte rumorosamente la porta. Tornerà, probabilmente.
Ainley [Stalle Locanda] Una volta fuori l'aria fredda la colpisce in pieno viso, scompigliandole i capelli e arrossandole maggiormente le gote. Sbatte più volte le palpebre mentre con passo di marcia si avvia verso le stalle. Rigida, i pugni stretti, i muscoli tesi, raggiunge il riparo e vi rimarrà per una ventina di minuti buoni. Non v'è nessuno dentro, il garzone che si occupa dei cavalli degli avventori probabilmente è in cucina a mangiare un boccone. Ardet sempre appresso a lei la raggiunge, scomparendo a sua volta all'interno delle stalle.
Ryner [Locanda - Stanza] Chiusa la porta della stanza torna ad aggirare il letto, silenziosamente e senza imprecare come so solito. Torna ad occupare la propria sedia, accomodandocisi sopra, tornando dunque a dare le spalle alla porta. Lentamente poi andrebbe a riempirsi il bicchiere di vino, per poi riprendere nervosamente quel pasto altrettanto nervosamente interrotto poco prima. Nuovamente solo nella stanza, rimane lì, con espressione pensierosa, ancora per diversi minuti.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Dopo i fatidici venti minuti, la mercenaria eccola tornar all'esterno, il sole che ormai tramontato ha lasciato il posto ad un crepuscolo tetro che ben si accompagna alla sua figura mentre si riapprossima alla porta d'ingresso. Nessuna palla di pelo rossiccia tuttavia a seguirla, Ardet sembra aver preferito altro luogo per passar la notte, a differenza della mezzelfa che ha recuperato la sua sacca da viaggio. Reggendosela su una spalla torna dentro, immettendosi nella sala principale con uno sguardo che per lo più rimane basso, cupo anche nel sollevarsi per puntarsi sul bancone. Occhi arrossati, vitrei nella loro lucidità, affilati come le lame che ha lasciato in quella camera e non vi è incertezza in essi come essa non è presente nel suo modo di fare. Avvicinatasi al bancone interpella difatti il locandiere senza troppe cerimonie, scambiandoci qualche parola per alcuni minuti. Infine gli consegna un paio di monete d'oro in cambio di una piccola chiave di ferro, che ella prende in consegna stringendola nella mano sinistra guantata. Soltanto poi donerebbe le spalle all'ambiente, rivolta di nuovo verso le scale le quali raggiunge con sicurezza per poi salirne i gradini due alla volta, le falcate ampie e pesanti, gli stivali che rintoccano sul legno. Raggiunto il primo piano rallenta un poco, misurando il proprio incedere mentre si lascia scivolare la sacca dalla spalla destra, reggendola ora solo con il braccio medesimo. Mentre cammina sino alla porta della stanza lasciata in precedenza, allenta il laccio che chiude la borsa con la mano mezza-libera, lasciando ricadervi all'interno la chiave per poi iniziare a frugare a fondo. Soltanto una volta trovato ciò che cerca, estraendolo dalla sacca, se lo ficcherebbe sottobraccio per poter quindi poggiar la mano sulla maniglia e ruotarla, spalancando l'uscio e tornando a far il proprio ingresso, lo sguardo che non si alza subito in realtà ma che rimane mediamente basso, parte del viso adombrato dalla chioma scura di lei.
Ryner [Locanda - Stanza] E' ancora seduto davanti alla scrivania, esattamente come poco prima. L'unica differenza è che ora di vino nella caraffa non ce n'è, e nel bicchiere quasi neanche, giusto un ultimo dito sul fondo. La maniglia della stanza ruota e la porta si apre alle sue spalle. Gira la testa lentamente, con espressione stanca mentre inquadra con la coda dell'occhio la porta aperta, dunque ainley che torna a fare il proprio ingresso nella camera. < Alla buon'ora. > Ciancica con la voce impastata di chi ha la lingua che inizia a intorpidirsi per via dell'alcool. < Calmata un pochino? > Domanda. A dire il vero, poi, quello visibilmente alterato era lui.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Neanche richiude la porta dietro di sé, l'accosta appena e invece di voltarsi verso Ryner con un movimento fluido andrebbe a riprendere da sotto il proprio braccio quello che ora nelle sue mani è una sorta di taccuino rilegato in pelle rossastra, chiuso da un laccio di cuoio { Non parlarmi } secca gli risponde senza nemmeno sollevar lo sguardo ma lanciando quel quadernino verso il centro della stanza, non troppo distante dall'uomo. Soltanto poi osservando il punto ove esso va a ricadere, ecco che volgerebbe i suoi occhi di quel verde intenso di nuovo su Ryner { Visto che non sei morto non vedo perché dovrei tenermelo .. lì dentro troverai tutte le risposte che vuoi: era il mio diario } non un sorriso, mentre greve con un cenno del capo allude al quadernetto. Indi si risistema la borsa sulla spalla destra, il gomito piegato a fornire un contrappeso al proprio bagaglio da viaggio. Senza aggiunger altro andrebbe pertanto a cercar la propria cinta d'arme con lo sguardo prima, per poi avvicinarsi ad essa e tentar di raccoglierla.
Ryner [Locanda - Stanza] < Mpf. > Commenta a quella risposta secca. < Immagino di no. > Continua comunque a parlare, ruotando il busto ed appoggiando il gomito destro sullo schienale. < Le voglio da te le risposte. > Fa un vago cenno con il mento verso il diario. < Non da quello. > Conclude poco dopo, mentre la osserva risistemarsi e prepararsi ad uscire, probabilmente. < Sei di partenza? > Chiede poco dopo, nel risollevare gli occhi dalla cinta d'arme alla mezz'elfa, cercando di incrociarne lo sguardo.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] { Ma se sono appena arrivata .. } sbotta a bassa voce, risollevandosi in eretta postura con la cinta penzolante dalla mano sinistra. È con decisione tuttavia che, una volta dritta con la schiena, si volterebbe verso di lui, l'aria corrucciata che mette in risalto le profonde occhiaie che le segnano il viso { Senti, non ho tempo e sinceramente nemmeno voglia di ripercorrere gli ultimi mesi raccontandoti come me la sono cavata da quando sono stata liberata .. e comunque ora quel coso non lo voglio più, quindi sei libero di farne ciò che vuoi } solleverebbe addirittura un poco di più il mento, orgogliosa e fiera, come spesso lo era suo padre { Io ho preso una stanza e resterò qui per un po', nel caso tu ti decidessi a smettere di scappare puoi venire a bussare … fino ad allora ho delle cose da sbrigare } schietta, come spesso lo è stata in passato, prima di accennar di nuovo a voltarsi, dandogli le spalle.
Ryner [Locanda - Stanza] < Mhn. Immagino tu abbia cose più importanti da fare. > A metà tra il serio e il sarcastico le rivolge queste parole annuendo con un profondo segno di assenso. < Sta bene... Buon proseguimento. > Si congeda da lei, tenendo gli occhi su di lei e senza staccarveli neanche per guardare il diario che lei ha smollato al centro della stanza. < E' stato bello vederti, comunque. > Sono le ultime parole che le rivolge, prima di voltarsi e riappropriarsi del bicchiere, che porta alle labbra per poi indugiare qualche istante, prima di vuotarselo in gola.
Ainley [Locanda - Stanza Ryner] Mentre con passo misurato torna a dirigersi verso la porta le giungono le parole sarcastiche d'ei, parole alle quali ella risponde senza smettere di muoversi { Puoi continuare a immaginare, oppure puoi affrontare la realtà .. la scelta è solo tua } non si volta nemmeno nel dirgli quelle parole, il tono basso che, suo malgrado, è traditore di una spossatezza emotiva altrimenti impercettibile. Raggiunto l'uscio lo farebbe ruotar di poco sui cardini, quel che le basta a passar oltre, per poi richiuderselo alle spalle. Non lo sbatte, lo accompagna anzi, chiudendolo dolcemente dietro di sé e lasciando Ryner solo in quella stanza in affitto.

domenica 16 febbraio 2014

Un incontro dal passato

Ainley [Ingresso Locanda Grimpen] Un tempo da lupi quello che imperversa all'esterno di quella locanda, la neve che coi suoi candidi fiocchi si riversa dalle spesse nubi che si estendono in un'unica coltre su tutto il cielo della città degli uomini. La porta s'apre per l'ennesima volta della giornata per lasciar entrare non soltanto una folata d'aria gelida, ma anche una figura avvolta in un mantello di un nero lucido. Ai piedi di essa, passandole accanto mentre ella entra, sgattaiola al riparo quella che è una volpe rossa di tutto rispetto, con la pelliccia incrostata di neve ed una bandana al collo, nera. L'anta ben presto si richiude a confinare il gelo di quella giornata invernale fuori dalla sala principale, ghermita di persone che a quanto pare hanno tutte un intento comune: scaldarsi e rifocillarsi. Il camino acceso contribuisce a riscaldare la temperatura dell'ambiente ed è verso di esso che quella che par una donna sotto quell'ampio mantello si avvicina, il cappuccio sollevato ad adombrarle in parte i lineamenti del viso. Ogni passo rintocca sul pavimento, gli stivali neri che battono senza timore il legno con i tacchi, un suono che non sembra disturbare più di tanto le conversazioni degli astanti né il menestrello che sta ravvivando l'ambiente con una delle sue melodie. Tutti dettagli a cui ella non fa caso, giacché prescelto il proprio tavolo vi si avvicina solo per scostar una sedia e farlo suo con quel gesto. Ardet, la volpe, fa altrettanto balzando senza problemi su un'altra sedia dello stesso. La donna invece, prima di prender posto, solleva ambo le mani - protette da un paio di guanti senza dita - per slacciarsi il mantello e lasciar che esso si schiuda, scivolandole dalle spalle per venir poi riposto sullo schienale in legno. Questa volta il volume del chiacchericcio ha un calo, mentre molte teste si fissano nella sua direzione, gli occhi puntati sulla lunga chioma corvina raccolta in una coda alta, sulla casacca bianca - una veste dalle ampie maniche, lo scollo asimmetrico e gli orli di un azzurro chiaro - e sulle armi, due daghe di medesima lunghezza e rifinitura riposte in cinta d'arme, all'interno dei rispettivi foderi incrociati fra loro. A calzarle le gambe porta un paio di pantaloni pesanti, neri e attillati.
Ryner [Locanda Grimpen] Dà le spalle al fuoco, accanto ad esso, così che il mantello poggiato sullo schienale della sedia si asciughi in fretta. Fondamentalmente svaccato, in bilico sulle gambe posteriori della suddetta sedia e con il piede destro come "assicurazione" contro la gamba del tavolo, ha da un pò trascinato sino a lì la sua sedia. Sembra stia dormendo, e non sarebbe del tutto errato supporlo vista la tesa del cappello calata sulla fronte. Sonnecchia pacioso, godendosi il calore del fuoco. Indossa un giustacuore di cuoio da sotto il quale spuntano le maniche di una camicia color panna. Intorno alla vita, a sorreggergli sia i calzoni marroni che il coltellaccio -situato sul fianco sinistro- un alto e spesso cinturone di cuoio scuro. Ai piedi porta, infine, un paio di alti stivali impiastricciati di fango. Tenendo le braccia conserte, allacciate dinanzi al petto, scruta in qul dormiveglia la sala. Un improvviso calo del rumore è ciò che causa un lieve dischiudersi delle palpebre. Solleva stancamente il mento di qualche centimtro così da tirar su anche la tesa del cappello e poter sondare la sala con lo sguardo. Segue gli sguardi di altri avventori sino alla sagoma di Ainley e qui si ferma. Si schioda da essa solamente un istante dopo, quando si sposta sulla volpe saltata sulla sedia accanto a lei, intorno a quel tavolo non lontano dal suo. il piede destro scivola giù dalla gamba del tavolo e la sedia precipita nuovamente in avanti, mentre le braccia vanno a poggiare i gomiti sul tavolo. la mano sinistra si solleva a risistemare il cappello, per poi sfilarlo ed appoggiarlo dinanzi a se sul tavolo. è qui che gli occhi si risollevano nuovamente verso la mezz'elfa, e che il viso -che palesa un'espressione di incredulità mista a irritazione montante- si può finalmente vedere per intero. Curato, sbarbato, coi capelli neri e corti, i lineamenti decisi e tirati in una smorfia che vira sempre più verso l'iroso.
Ainley [Locanda - Tavolo] Il tempo per lei di sollevar quegli occhi di un verde smeraldo sull'ambiente, in un'ampia occhiata, che subito la sala torna a ravvivarsi, permettendole di volger il proprio sguardo sul garzone che si sta approssimandole. Il ragazzo appare abbastanza ansioso ma alla sua domanda sull'ordine lei non sembra porre tempo in mezzo { Una tisana bollente e qualche salsiccia } il tono è distaccato, basso, così come son vacue l'iridi di lei nel fissar il volto dell'aiutante del locandiere. Non ne seguirebbe l'allontanarsi con lo sguardo, invece poggiandosi allo schienale della propria sedia con la dritta si scosterebbe la coda per posarsela dinanzi la spalla destra, per evitare che l'estremità continui a sfiorare il pavimento. Espira, un sospiro discreto emesso dal piccolo naso e che a malapena le gonfia il petto. Apparentemente sembra giocherellare con quelle ciocche fin troppo lunghe forse, ma la sua reale attenzione è rivolta altrove, le orecchie a punta che spiccano fra i di lei capelli.
Ryner [locanda - Tavolo] Si umetta leggermente le labbra mentre prende fiato. Si immobilizza per una frazione di secondo, poi sbuffa prepotentemente dalle narici mentre si dà la spinta necessaria per alzarsi in piedi, scostando così all'indietro la sedia su cui si era seduto. Scrolla le spalle un paio di volte, afferra nuovamente il cappello con la mano sinistra e se lo tiene al fianco, e sull'avambraccio medesio mette il mantello che recupera dallo schienale, per poi incamminarsi con lenti passi verso il tavolo adiacente, dove sta seduta Ainley. Disinvolto, sebbene gli occhi siano rivolti verso di lei, mentre cerca di giungere allo schienale della ragazza. La mano destra cercherebbe di allungarsi verso questo ed afferrarlo e, qualora ci riuscisse, cercherebbe di strattonarlo di lato con forza, nel tentativo di far girare la sedia della mezz'elfa. < Permetti una parola? > Domanda in contemporanea allo sforzo di spostare la sedia, cosa che fa risultare quelle parole come un grugnito, o comunque meno amichevoli di ciò che erano destinate ad essere.
Ainley [Locanda - Tavolo] Ardet appare un po' inquieto, tant'è che scende dalla sua seggiola per passar sotto il tavolo e sedere accanto alla mezzelfa, proprio mentre Ryner s'alza in piedi abbandonando il suo posto. Quel movimento lì per lì sembra esser ignorato dalla ragazza, le cui orecchie tuttavia hanno un fremito. Sarà soltanto quand'egli è abbastanza vicino da render palese il suo obiettivo che ella reagirebbe, andando a sollevar il capo per puntar uno sguardo penetrante dritto in volto all'umano, diretta e rapida, senza alcuna incertezza. Non gli lascerebbe così modo di strattonarle la sedia, giacché è lei stessa a ruotar appena il busto in sua direzione, poggiando un gomito sul bordo del tavolo. Nel fissarlo con assoluta indifferenza, non sembra esservi alcun tentennamento in lei, alcuna reazione al fatto di ritrovarselo davanti. Quand'egli le pone quella richiesta quasi ringhiata, l'angolo destro delle di lei labbra si solleverebbe verso l'alto in un mezzo sorriso che ha un ché di strafottente { Se cerchi rogne, ti consiglio di andare altrove } un consiglio nel quale, dal tono sibilante, sembra vi sia sottintesa più di una minaccia.
Ryner [Locanda - Tavolo] La mano sinistra, che regge cappello e mantello, appoggia le nocche sul fianco medesimo mentre lui si china in avanti, così da mettere la faccia grossomodo allo stesso livello. Occhi negli occhi, ma nei suoi al momento non sembra esserci ombra di tenerezza mentre le si rivolge a bassa voce. < Prego? > Domanda, assottigliando visibilmente lo sguardo che rimane fisso su quello della mezz'elfa. < Scusa Ain, credo di non aver capito. > Mormora, ruotando leggermente la testa versos inistra, rivolgendole dunque la guancia destra e portando l'indice destro ad indicarsi l'orecchio. < Potresti ripetere? Non ci sento più tanto bene... > Spiega visibilmente ironico < Hai detto "che bello vederti"? > Chiede, incalzandola, e guardandola di sbieco.
Ainley [Locanda - Tavolo] Il mezzo sorriso sfuma progressivamente mentre egli si china verso di lei e i suoi muscoli si tendono, la man dritta che scivola con un movimento discreto sino a sfiorare l'impugnatura della daga sul fianco medesimo mentre lo fissa. Ambo le sopracciglia si ravvicinano, assottigliandole lo sguardo in special modo quand'egli fa il finto tonto. Occhi negli occhi, la tensione che si respira nell'aria è tale che molte conversazioni si sono di nuovo smorzate nella sala principale. Poi lui in quel mormorio la chiama per nome e lei si ritrova a sbatter un paio di volte le palpebre, malcelando la propria sorpresa. Una manciata di secondi e quand'egli la incalza lei pone nuovamente ambo gli stivaletti sul pavimento, per sospingere la sedia indietro e quindi alzarsi in piedi. La sua espressione si è indurita maggiormente, corrucciata in viso nel sollevarsi fa un mezzo passo indietro e lo scruta come se solo questo potesse darle la risposta alla domanda che gli pone { .. chi diavolo .. sei ? } sibila, voce bassa e tesa mentre or anche l'altra mano va a impugnare la seconda daga, ambo gli arti che si stringono con fermezza sulle proprie armi.
Ryner [Locanda - Tavolo] Lo sguardo non scivola via dagli occhi di lei neanche quando lei mette mano alle armi e si alza. La sua unica risposta fisica è quella di raddrizzare nuovamente la schiena, tornando ad ergersi in posizione eretta. < Sei qui per lavoro... > Commenta, facendo un vago cenno col mento verso di lei. < Immagino per quello i capelli. > Scuote il capo un paio di volte. < Frega niente, mi devi spiegazioni. > Pensieri dei quali sembra ritenga opportuno lei sia messa al corrente. < Mettiti. A. Sedere. > Senzia con tono deciso che non ammette replica mentre indica con sguardo eloquente la sedia dalla quale si è appena alzata. < Hai un minuto per spiegarmi la tua sparizione in questo anno e mezzo. > La invita nuovamente a sedersi, inclinando il capo verso sinistra. < Dopodichè, se ancora vorrai, potremo andare fuori a discuterne come si deve. > Al che lo sguardo salta dalle armi di lei alla porta.
Ainley [Locanda - Tavolo] La confusione che le suscitano le parole dell'altro è tradita in parte dalla sua espressione, che tuttavia non si rischiara. Rimane sulla difensiva, tesa su quel viso dalla pelle pallida e le profonde occhiaie come in tutto il resto del corpo { .. ma che .. ? } si lascia sfuggire a fior di labbra, prima di drizzar un poco di più la schiena e sbuffare sprezzante dal piccolo naso { Non farò nulla di simile finché non mi dirai chi cazzo sei e perché mai ti dovrei qualcosa } non sorride ma alza un poco il tono di voce, portandolo ad un volume normale. Non molla la presa sulle proprie daghe e non c'è alcun segno di cedimento in lei, né di intimidazione. Casomai è lei stessa che tenta di intimidirlo con quello sguardo freddo e scostante.
Ryner [Locanda - Tavolo] Si umetta le labbra ed annuisce. < Molto spiritosa... O da prendere a schiaffi, non lo so. > Constata annuendo tra se e se. < Hai presente quello con cui ti sei frequentata per quasi due anni... Che ti ha anche chiesto di sposarlo... > Gesticola distrattamente con la mano destra a mezz'aria. < Magari ecco non distintamente, ma in linea generale di ricordi di una persona del genere, di nome Ryner... Ti ricorda nulla? Legione di frontiera... > Inspira profondamente < e non far finta di non conoscermi contando sul colore dei capelli, hai persino Ardet con te. > Fa un cenno verso la volpe appollaiata sulla sedia.
Ainley [Locanda - Tavolo] Non batte ciglio inizialmente, continuando a fissarlo con quell'aria accusatoria. Eppure, man mano che Ryner va avanti quell'espressione dura vien incrinata da una sfumatura più interrogativa e sorpresa al tempo stesso, accentuata da un sollevarsi di un sopracciglio chiaro. Questo finché all'udire quel nome sgrana gli occhi, le palpebre spalancate e le labbra che si schiudono leggermente { .. non può essere .. } mormora in un fil di voce che può cogliere solo lui { .. Ryner ? } ripete interrogativa { .. tu sei Ryner ? } gli domanda allora, del tutto spiazzata. Appare meno aggressiva, meno sulla difensiva ma le sue difese non decadono del tutto. E poi, proprio un attimo dopo quelle ultime parole, sussulta abbassando di scatto il capo corvino, la sua figura che sbanda un momento mentre ella tenta al tempo stesso di far un passo indietro e di stringersi la testa fra le mani. Quel movimento le fa urtare la sedia che fino a poco prima aveva utilizzato con la gamba, mandandola a ribaltarsi al suolo con conseguente tonfo secco.
Ryner [Locanda - Tavolo] La osserva con l'aria di chi non sa bene che fare o come reagire a quell'espressione da parte di lei. Annuisce però a quella domanda. < A-ah... Ora ti ricordi? Te ne sei andata dicendo "ti lascio le mie armi, torno a prenderle tra qualche giorno". > gesticola, come ad incitarla a rinfrescarsi la memoria. < Ho provato anche a mandarti il mio corvo ma niente... Il tutto casualmente poco dopo che ti ho chiesto di sposarmi. QUEL ryner... > Fa dondolare la testa a destra e a manca, osservando poi la sedia andare in terra. < Ora mi concedi due parole? > Domanda, indicandole il tavolo con la mano sinistra, evidentemente non notando la sofferenza o, più probabilmente, passandoci sopra con ambo i piedi.
Ainley [Locanda - Tavolo] Lui parla, la sua voce è qualcosa che la sua memoria ora riconosce, ma le sue parole non arrivano a sovrastare ciò che invece ora sta assalendo la mente della mezzosangue. Il viso adombrato da quelle ciocche nere come la pece, che le drappeggiano dinanzi come un tendaggio scuro, preme con ambo le mani sulle tempie mentre dalle labbra leggermente schiuse non fa altro che uscirle qualche suono strozzato. Una manciata di istanti ancora e le ginocchia le cedono ed un roco quanto flebile { .. basta, bas-..ta .. } riesce a prender forma nella sua voce, una supplica che tradisce nel proprio tremore una sofferenza considerevole. Gli occhi di lei, spalancati, sono fissi nel vuoto, finché una fitta più intensa del dolore che sta sopportando la fa boccheggiare, il fiato smorzato in gola. E poi, il silenzio, l'iridi di lei che di quel verde intenso si rivoltano indietro ed ogni muscolo perde improvvisamente ogni tensione. Perdendo i sensi, si riversa in avanti, del tutto impotente sulla forza di gravità che la fa riversare sul pavimento della locanda.
Ryner [locanda - Tavolo] Sbuffa rumorosamente dopo quella breve sfuriata contro di lei, tenendo la mano destra appoggiata sul fianco medesimo nel guardarla. < Basta cosa? > Domanda, apparentemente allibito, mentre lei gli chiede di fermarsi. < Ho diritto o no ad avere almeno qualche spiegazione? > Domanda allargando il braccio destro. Il che è una fortuna perchè, quando lei inizia a ciondolare, nonostante un breve istante di tentennamento, riesce ad allungare di scatto il braccio in avanti nel tentativo di arpionarla per un braccio e reggerla, almeno un poco. L'espressione sul viso si fa stupita e decisamente spaesata, mentre corruga la fronte e la osserva dall'alto, cercando di reggerla.
Ainley [Locanda - Tavolo] Non finisce con l'impattare al suolo e forse almeno un bernoccolo in quel senso se lo è risparmiato, ma non ha alcun segno di ripresa. All'uomo che l'ha sorretta praticamente d'istinto non possono sfuggire alcuni segni ora che ella è riversa in avanti, che sbucano dallo scollo di lei. Forse egli la ricorderà più leggera e senza ombra di dubbio ha i capelli molto più lunghi dell'ultima volta. Sono molteplici le differenze in lei, ma non è l'unica ad essere cambiata. Ardet, che fin'ora era rimasto in disparte, ora fa un passo avanti - uscendo dall'ombra proiettata dal tavolo - mentre dal fondo della gola scaturisce un roco ringhio indirizzato a Ryner.
Ryner [Locanda - Tavolo] Riesce a tenerla in maniera un pò grossolana forse, andando poi ad aiutarsi in maniera impacciata con il braccio sinistro pe rreggerla in piedi, anche se lei di fatto è molle come un sacco di patate. < Nhhh... > Mugugna, risistemandosela addosso. Sente il sommesso ringhiare di Ardet e osserva la bestia da sopra la spalla di Ainley. < Che fuoi fare, mh? Rovinarmi l'orlo dei calzoni? > Bofonchia, cercando di trascinarsi dietro ainley, chinandosi e tentando di issarsela sulla spalla. < Vieni, pulcioso. > Dice, a metà tra lo scherzo e lo scherno. < O resta qui, fai tu. > Forse è solo di pessimo umore, mentre si gira e cerca di avviarsi verso le scale. Senza dubbio lei è più leggera, e senza dubbio lui nel tempo è divenuto meno mollaccione rispetto a quando si eran conosciuti.

mercoledì 12 febbraio 2014

Diario - a Ryner - ventiduesima pagina

.:[ 9° giorno - 2° mese - 14° anno ]:.


Esaminando le carte mi son resa conto ancora una volta che il mondo là fuori è davvero più grande di quanto potessi immaginare in quella cella.
Non sono ancora ripartita, ho deciso di fermarmi qui per altri due giorni. Non mi sto annoiando, ho fatto una capatina a Leah nel frattempo, senza passare dal Castello delle Frecce. Non credo che qualcuno là senta la mia mancanza, ma anche se fosse non ho ancora raggiunto il mio scopo.
Ho girato un po' per questi boschi, per assicurarmi non fosse territorio di qualche cacciatore: non voglio che Ardet rischi di nuovo di essere ferito, o peggio. Per ora non ho trovato nulla ma, per sicurezza, lo faccio gironzolare insieme a me durante le giornate di sole.
Nessuna novità a parte alcune voci su una città degli uomini, verso ovest... voci non troppo rassicuranti. Eppure sembra che sia un ottimo posto per cercare informazioni o persone di una certa tempra, soprattutto persone che non desiderano farsi trovare. Si chiama Grimpen Ward.
Appena il tempo ce lo permetterà partiremo, attraversando le terre del Callahorn.
Non so per quanto tempo mi tratterrò laggiù, ma sospetto non si risolverà in un paio di giorni.
Raccoglierò altre informazioni riguardo la città lungo il cammino, per essere pronta a ciò che troverò laggiù.


martedì 11 febbraio 2014

Diario - a Ryner - ventunesima pagina

.:[ 1° giorno - 2° mese - 14° anno ]:.


Caro Ryner,
sono giunta al Lago questo pomeriggio. Solo una volta aperta la porta di casa mi son resa conto di aver sperato, in fondo al cuore, di ritrovare mio padre qui, magari seduto a fumare in salotto con quella sua espressione un po' distante.
I sogni su di lui si sono susseguiti abbastanza spesso da darmi tregua dai miei soliti incubi... ma non so se davvero sarebbe corretto chiamarla così. E sebbene prima al mio risveglio fossi consapevole di una realtà diversa, ora non è più così. Quando apro gli occhi ciò che vedo continua ad essere una realtà in cui lui non è con me, proprio come nel sonno.
Credo di essermi attaccata sin troppo a lui... una vocina dentro di me sta iniziando a sussurrare "..non sei mai stata altro che sola e lo sarai sempre.."
Sì, una vocina del tutto sgradevole, che tento di ignorare come posso. Non ho alcuna intenzione di mollare. Sto scrivendo nel suo studio, in questa casa sin troppo grande per me sola. Per fortuna c'è Ardet che gironzola: deve ancora prender confidenza con l'ambiente. Per ora sembra che abbia definito come il suo angolo per dormire la mia stanza.
Sto cercando di tenerla in ordine, nonostante le mie ricerche... forse mi sto solo illudendo, ma non riesco a fare altrimenti.
Questo posto in fondo è come me: una promessa per il futuro stroncata sul nascere.
Il vuoto che mi porto dentro è riflesso in ogni oggetto, in ogni arredo, in ogni stanza di questa casa.
Mi sarei aspettata di più dalla mia libertà.